In questi anni, complice purtroppo la pandemia di Covid-19, l’attenzione alla salute sia fisica che mentale è cresciuta considerevolmente. Prendersi cura di se stessi non è certo un male, ma vivere nell’ansia di una possibile malattia condiziona la vita di tutti i giorni. Quel timore eccessivo, che non trova riscontro in esami clinici o in controlli medici, si trasforma nel disturbo di ipocondria. Quali sono i sintomi e le cause della paura delle malattie? E le possibili cure?

Il disturbo di ipocondria e relativi sintomi 

L’ipocondria si può definire come il timore incessante di aver contratto una malattia grave che però non è mai stata accertata. Un disturbo che si insinua lentamente nella quotidianità, condizionandone il normale sviluppo e che si manifesta con sintomi psicosomatici. Tremori, rigidità muscolare, ipertensione, tachicardia e forti cefalee sono importanti campanelli d’allarme da tenere in considerazione ma non gli unici. Perché aspettare di soffrire di attacchi di panico per intervenire?

Quando si ha paura delle malattie la ricerca sul web diventa un’attività quotidiana, così come la richiesta di esami, quasi a voler smentire il parere del medico. La casa diventa un rifugio, il mondo esterno un pericolo da evitare, per la possibilità di contrarre una nuova malattia. Ogni sintomo viene interpretato nella sua più assoluta gravità e i controlli, alla ricerca di un male che fortunatamente non esiste, aumentano.

Ti capita mai di monitorare più volte al giorno la tua frequenza cardiaca? O di provarti molto spesso la pressione? Chiedi mai 
rassicurazione ad amici e parenti?

Paura delle malattie, quali sono le cause?

Ho esordito parlandoti di quanto la pandemia di Covid-19 abbia influito sul monitoraggio della propria condizione fisica. In realtà il disturbo di ipocondria può derivare dall’ambiente in cui si è cresciuti, dalla malattia, sofferenza o morte di una persona cara, dal comportamento di un familiare, o in seguito a una esperienza negativa a contatto con il personale medico sanitario.

Attacchi di panico e depressione, quali relazioni hanno con l’ipocondria? 

Ansia e attacchi di panico trovano terreno fertile nell’ipocondria, manifestandosi con particolare aggressività. Se ne hai mai sofferto, sai perfettamente quanto la paura di un nuovo attacco sia invalidante, tanto da farti rinchiudere in casa (unico ambiente percepito sicuro). Il pensiero di essere malato, che all’inizio non era così pressante, diventa ossessivo. E se fossi malato per davvero? Quante volte lo hai pensato?

La paura delle malattie: quali sono le cause? Come superarla?

Quel rimuginio della mente ti condiziona, imprigionandoti in una dimensione in cui è la paura a regnare. Ed è così che non ti senti più te stesso, metti da parte sogni e desideri futuri, sposti gli impegni a una data da destinarsi, evitando persino la tua famiglia e gli amici. Il malessere fisico si evolve in malessere emotivo e la depressione varca così la porta di casa: perdita del sonno, vuoto interiore, mancanza di stimoli e di motivazione, nessuna passione o interesse, ma soprattutto profonda tristezza.

Resta evidente che attacchi di panico e depressione possano essere sia cause che conseguenze dell’ipocondria. Per questo, intervenire in modo repentino può fare la differenza.

Si può curare l’ipocondria? 

Le ragioni che stanno alla base di molti disturbi non sono chiare, anzi. Tanto più nell’ipocondria. Spesso la medicina agisce direttamente sui sintomi ma senza avere la certezza delle cause che danno il via al “sintomo manifesto”. Quello che si sa è che gli psicofarmaci, se usati con criterio e se indovinata la terapia, hanno sempre un effetto che può aiutare a lenire i disturbi, non a risolverli. Il prolungarsi nel tempo, inoltre, dell’uso del trattamento, non pare consigliato. Con l’ipnosi è possibile, non certo, agire direttamente sul sintomo, attraverso il sostegno e l’aiuto di parti e componenti inconsce del paziente, e risolvere alla radice il conflitto o l’emozione che ha dato origine al disturbo. Separare l’emozione dall’avvenimento che ha originato il sintomo, rompendo lo schema ripetitivo, è un bel risultato.