Una delle soglie da capire più misteriose dell’esistenza è quella in cui l’anima si separa dal corpo e passa verso un’altra dimensione. Ed è secondo molte tradizioni spirituali e filosofiche, ma anche secondo i racconti di chi ha vissuto esperienze di pre-morte (altresì chiamate NDE), che questo passaggio è una transizione, non una fine.

Lo stadio di mezzo tra un’incarnazione e l’altra, etereo e atemporale, vede l’anima ricongiungersi alla Fonte, alla Luce e all’Uno, per poi tornare in una nuova forma fisica, se necessario.

Cosa succede nel momento del trapasso? Ti spiego il viaggio dell'anima.

Un concetto che trova riscontro anche nel pensiero di Carl Gustav Jung e di James Hillman, che ne danno un’interpretazione profonda e coerente.

Il trapasso: un ritorno alla Luce

Da psicologo e psicoterapeuta ho ascoltato il racconto di chi ha vissuto esperienze di pre-morte e riportate nel mio libro “PROVE”, edizioni Byoblu 2025. Un momento descritto come di grande pace e luce, accompagnato dalla sensazione di essere amati e accolti da una forza straordinaria e superiore.

Sono testimonianze intense, che lasciano increduli gli scettici e speranzosi coloro che amano così tanto la vita da non volerla lasciare andare, per paura che tutto finisca con la morte.

Tali testimonianze sembrano confermare l’idea che l’anima, una volta separata dal corpo, si trovi in una realtà in cui il tempo e lo spazio smettono di esistere, almeno così per come li conosciamo.

Una dimensione in cui l’anima rivede momenti significativi del suo passaggio terreno, incontra guide spirituali, o accede a una conoscenza universale, per apprendere, rielaborare e prepararsi al ritorno, se necessario.

Jung e l’inconscio cosmico

Carl Gustav Jung, nei suoi ultimi anni, descrisse esperienze visionarie che possiamo paragonare a quelle riportate da chi ha vissuto una NDE. Nel libro ‘Ricordi, sogni, riflessioni’, Jung si descrive come fuori dal suo corpo, sospeso nello spazio, che osserva la Terra da lontano, avvolto in una sensazione di pace assoluta e di unione col Tutto.

Un sogno? Un’allucinazione? No, piuttosto un vissuto psichico intenso, che per lui era un incontro con una realtà differente, più profonda. Ed è anche per questo che Jung vede la morte non come una fine ma come una trasformazione e la vita diventa un percorso di individuazione, l’integrazione progressiva delle varie parti della psiche verso la totalità del Sé.

La morte non interrompe nulla, pertanto, ma ne completa il processo di evoluzione.

Nel momento del trapasso l’ego si dissolve lasciando spazio al Sé che si ricongiunge con l’inconscio collettivo (Coscienza Universale). Un’idea compatibile con il concetto di stadio di mezzo e di ritorno all’Uno. L’anima si libera dai vincoli della personalità incarnata e si unisce al Tutto da cui proviene.

Hillman e la vita dell’anima dopo la morte

La sua visione è ancora più radicale di quella di Jung: l’anima non è qualcosa da salvare, ma una realtà autonoma, che vive e si muove grazie ad archetipi e immagini. L’anima prosegue così il suo viaggio attraverso la morte verso una dimensione non più fisica ma fatta di simboli e di informazioni indelebili e ricche di simboli.

Ne ‘Il Sogno e il mondo infero’, Hillman esplora l’idea che l’anima, una volta liberata dal corpo, abiti un mondo infero, interiore e profondo, non infernale ma simbolico, dove l’anima si confronta con i propri archetipi, rielabora i vissuti della vita e continua a dialogare con l’eterno.

Lo stadio di mezzo, in questo caso, libera l’anima dai limiti della materia, che vede con chiarezza la sua missione e la nuova direzione verso un’ulteriore incarnazione, se necessaria per la sua evoluzione.

L’ipnosi come accesso allo stadio di mezzo

Ci sono pazienti che, durante una sessione di ipnosi e in stato di trance profonda, accedono a memorie non appartenenti alla loro attuale vita, ma a quelle di vite precedenti, o a spazi intermedi tra un’incarnazione e l’altra. Ed è proprio quando il tempo lineare si dissolve, che il Sé profondo riesce ad emergere.

Nei loro racconti ci sono esperienze simili a quelle delle NDE: vedono luce, incontrano esseri fatti di energia e comprendono il loro percorso evolutivo istantaneamente.

L’ipnosi, come ti sarà chiaro dalle mie parole, può considerarsi uno strumento per accedere allo stadio di mezzo anche in vita, come pratica simbolica di morte e rinascita, di distacco e visione.

Il ritorno dell’anima all’Unità

Le esperienze di luce, energia e pace, riportate nei racconti di pre-morte, non sono semplici illusioni della mente ma una rivelazione della vera natura dell’anima.

Una dimensione priva di qualsiasi giudizio e punizione, ma che vede nella consapevolezza le sue caratteristiche di esplorazione del mondo duale. L’anima rivede ciò che ha vissuto, sente e comprende cosa ha lasciato incompiuto e prende atto, affidandosi o meno a guide spirituali, se e come ritornare in una nuova incarnazione.

Quel senso della vita che ricerchiamo nella nostra esistenza terrena si completa e integra in un’esperienza superiore, in profonda saggezza.

Cos’è dunque la morte? 

La morte non è fine, conclusione, ma è trasformazione, conoscenza. Lo stadio di mezzo, nella versione di Jung e in quella di Hillman (e da alcune esperienze vissute da alcuni miei pazienti) è uno spazio sacro di ritorno alla Fonte, anche se per un periodo 
limitato (ricordo, tuttavia, che il tempo nell’aldilà, non esiste). È una pausa fatta di luce e pace tra un’incarnazione e l’altra.

Qui l’anima si purifica, si ricorda e si prepara a tornare, ancor più consapevole, centrata, integra. Comprendere il significato di questa dimensione ti aiuterà a non temere così tanto la morte e a vivere con maggiore consapevolezza.